ZITTI E MOSCA
Lo avevano già deciso nei giorni scorsi Bbc, Cnn, Cbc e Bloomberg di richiamare dalla Russia i propri corrispondenti, e oggi anche l’Italia, in preda al terrore delle impiccagioni minacciate da Putin, si è adeguata tant’è che la Rai ha deciso di sospendere i servizi di inviati dalla Russia, e la stessa Mediaset, come annunciato dal direttore del TG5 Clemente Mimun, ha deciso di ritirare dal pericoloso fronte il proprio inviato.
La motivazione è legata alla legge russa che prevede forti pene per le fake news, cosicchè, affermano in Rai, «la misura si rende necessaria al fine di tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto e la massima libertà nell’informazione. Le notizie verranno fornite da giornalisti dell’azienda in servizio in Paesi vicini e nelle redazioni centrali in Italia».
Di conseguenza, non avremo più notizie sul conflitto che provengano direttamente dalla Russia, divenuta un campo minato mediatico dove si può saltare in aria alla prima fake news.
Detto questo però, non siamo proprio così sicuri che ora ci perderemo qualcosa di serio e di interessante.
Infatti, a far cadere una mannaia sulle voci dei corrispondenti dalla Russia in verità ci avevano già pensato, qualche giorno prima di Putin, i nostri politici del PD insieme ad un pezzo di Forza Italia e la stessa Rai.
Al centro della polemica, sfociata in una richiesta di bavaglio e di epurazione, era finito in particolare il giornalista Marc Innaro, inviato Rai da Mosca, accusato di avere sostenuto la tesi, ritenuta filo-putiniana, dell'allargamento a Est della Nato come causa della guerra “basta guardare la cartina geografica per capire che negli ultimi trent’anni chi si è allargato non è stata la Russia, è stata la Nato”.
Lo steso Innaro qualche giorno dopo, secondo i suoi accusatori, ha aggravato la sua posizione fornendo una ricostruzione della esplosione alla centrale nucleare di Zaporizhzhia basandosi unicamente sui dispacci delle agenzia di stampa russe, riferendo che la centrale ucraina era stata espugnata dall'esercito russo fin dal 28 febbraio e che quindi l'esplosione era imputabile a un gruppo di sabotatori ucraini, cosicchè l'allarme sarebbe stato ingiustificato, essendo la situazione sotto controllo.
La versione dei fatti però non è piaciuta ad alcuni esponenti del PD (tra cui Romano, Quartapelle e Castagnetti) al renziano Anzaldi e ad una parte di Forza Italia, al punto che ne è scaturita una interrogazione in Commissione di Vigilanza Rai proposta dal gruppo Dem, con l’accusa rivolta a Innaro di avere «confuso il piano dei fatti con quello delle opinioni attribuendo, come un fatto acquisito, la responsabilità della guerra in Ucraina all’avanzare della presenza della Nato ad Est», chiedendo, pertanto, la testa del giornalista filo-russo, scomodando l’art.6 del Contratto di Servizio che dovrebbe garantire una piena attendibilità e completezza delle informazioni, esplicitando le fonti dei fatti e distinguerli dalle opinioni.
C’è da dire però che la cartina geografica che Marc Innaro aveva mostrato per dimostrare l’allargamento della nato a Est è un fatto e non certo una opinione, così come anche la ricostruzione del presunto attacco alla centrale di Zaporizhzhia fornita dallo stesso Marc Innaro non si è poi rivelata affatto una semplice opinione, tant’è vero che la sottosegretaria americana all’Energia Jill Hruby ha dichiarato: “Non abbiamo visto alcuna prova che la Russia abbia attaccato la centrale” e anche il Pentagono ha riferito che “Non c’è stata nessuna fuoriuscita di materiale radioattivo”.
La sensazione, quindi, è che allorquando il PD ha evocato la confusione tra fatti e opinioni abbia voluto proprio far intendere che la narrazione debba essere a senso unico e che, al netto della tragica erroneità della guerra, non possa esserci spazio per opinioni diverse da quelle che la propaganda ha scelto di diffondere, applicando la censura a chiunque voglia esprimere una voce dissonante. D'altronde, la censura delle informazioni false e distorte fatta da chi per mesi ha voluto farci credere che i vaccinati si sarebbero immunizzati e che non erano contagiosi, che prendere il caffè al bar con un no-vax è un pericolo di morte e che un over 50 perfettamente sano non può andare a lavorare perché costituisce un pericolo, somiglia più che altro ad una ridicola provocazione.
Da oggi, ad ogni modo, non avremo più servizi da inviati nel territorio russo, né da Marc Innaro né da altri, ma se quello che gli inviati ci avrebbero dovuto raccontare è ciò che è già scritto nel copione dei nostri politici al governo e nelle colonne della carta stampata, allora non ci perderemo nulla e quei soldi per gli inviati, che sono dei contribuenti italiani, ce li risparmiamo volentieri per pagare le bollette del gas.
Ugo Antani
