UNA MARCIA IN PIU'
Ci avevano provato anche da noi in Italia qualche mese fa, con il solito penoso risultato fatto di disertori mascherati da finti rivoluzionari, capetti improvvisati e non credibili, risse e spaccature tra gli stessi camionisti, ritirate vigliacche in stile “tengo famiglia”. In Canada invece fanno sul serio e ciò che avevano lanciato come sfida e promesso di realizzare l’hanno fatto davvero, Dal 15 gennaio infatti il governo canadese ha imposto l’obbligo di vaccinazione per tutti i convogli che si trovano a varcare il confine, a pena di doversi sottoporre in alternativa ad una quarantena di due settimane. Così è nato ed è stato organizzato il “Freedom Convoy”, un convoglio di protesta partito da Vancouver in direzione della capitale Ottawa, e la carovana nel giro di pochi giorni si è trasformata nel più grande convoglio di camion mai visto prima, stando al Guinness dei Primati, tanto che esso misura ben 70 chilometri e nella giornata di ieri ha riunito oltre 50.000 camion.
Alcuni camionisti hanno fatto più di 8000 chilometri, partendo dall’altra costa, per protestare contro l’obbligo vaccinale, e nel tragitto i camionisti hanno raccolto grande solidarietà da parte della cittadinanza che ha offerto cibo e regali e lanciato fuochi d’artificio al loro passaggio. Peraltro, la protesta vanta già oltre 275.000 sostenitori su Facebook, quasi 40.000 su Telegram e ha raccolto 5,5 milioni di dollari grazie a 70.000 donazioni sul canale di raccolta GoFundMe. Il convoglio ieri è arrivato nella capitale Ottawa che è stata letteralmente invasa dai manifestanti che si sono radunati di fronte al Parlamento per protestare contro l’apartheid sanitario, le restrizioni, l’obbligo vaccinale e per chiedere le dimissioni del Primo Ministro Trudeau, sfidando temperature di oltre 20 gradi sottozero.
Inizialmente pochi avevano dato credito alla protesta e lo stesso Trudeau aveva definito il convoglio come una “insignificante minoranza” definendo i non vaccinati perfino come estremisti razzisti e misogini. Tuttavia, dopo avere dileggiato e offeso i manifestanti, Trudeau si è dovuto dare praticamente alla fuga, ufficialmente per ragioni di isolamento in quarantena, ma di fatto, secondo quanto riportato da Cbc, perché costretto a lasciare la sua casa di Ottawa per raggiungere un luogo segreto onde evitare rischi e problemi di sicurezza.
In ogni caso, com’era stato garantito dagli stessi manifestanti, la protesta si è svolta in modo assolutamente pacifico ma rumoroso, con i clacson dei camion nelle orecchie, cori da stadio accompagnati da tamburi e pentole, anche se ai deputati del Parlamento è stato consigliato di chiudersi bene in casa e alla popolazione è stato chiesto di evitare di recarsi nella zona del raduno. Gli endorsement alla protesta sono stati molti e tra essi spicca soprattutto quella dell’uomo più ricco del mondo, Elon Musk che ha voluto sostenere con un tweet esplicito i camionisti “Se spaventi abbastanza le persone, chiederanno la rimozione della libertà, ma questa è la strada verso la tirannia”.
La protesta proseguirà ad oltranza, anche in altre forme, fino alle auspicate dimissioni di Trudeau o, comunque, fino alla restituzione delle libertà negate e alla eliminazione di ogni forma di lasciapassare elettronico al quale vincolare il lavoro e la vita delle persone. Al di fuori del villaggio italico, quindi, qualcosa si muove e i camion hanno decisamente un marcia in più, mentre da noi, dopo i penosi fallimenti dei fuochi di Trieste, ai quali è bastata la spruzzata di un idrante per spegnersi, e dopo il tentativo di blocco delle autostrade, fermatosi al primo casello, è assai improbabile che qualcuno possa emulare il modello canadese e sfidare le autorità e il freddo; meglio semmai attendere i primi caldi della primavera, che di questi tempi è assai facile beccarsi il raffreddore. Ugo Antani
