PANDEMIA NON ANDARE VIA
È interessante ma anche desolante e inquietante leggere l’ultimo rapporto pubblicato dalla Pfizer relativo agli utili dell'azienda farmaceutica nel quarto trimestre 2021. In primo luogo, dalla sezione dedicata ai profitti emerge che il 2021 è stato un anno record per utile realizzato, con ben 81,3 miliardi di dollari di fatturato, una crescita del 92% rispetto all’anno precedente e 23 miliardi di dollari di fatturato nel quarto trimestre, per una crescita del 106%. Un incremento di utili derivato quasi esclusivamente dalla commercializzazione dei vaccini anti Covid, che si è rivelata un vero eldorado per la casa farmaceutica.
Tuttavia, nonostante gli strabilianti profitti ricavati dalle punture di siero, c'è qualcosa che preoccupa la Pfizer e non la lascia dormire sonni tranquilli, al punto da averlo scritto nero su bianco proprio nello stesso rapporto. In particolare, nel capitolo intitolato “Rischi relativi al nostro Business", si scopre che la stessa Pfizer evoca scheletri nell'armadio e teme che a breve possa emergere che i grandi profitti conseguiti dai vaccini non siano stati affatto meritati: “Vi è il rischio che un maggiore utilizzo del vaccino o di Paxlovid porti ad ulteriori informazioni sull’efficacia, la sicurezza o altri sviluppi, incluso il pericolo di ulteriori reazioni avverse, alcune delle quali possono essere gravi", questo si legge nel rapporto, e vederlo scritto dalla stessa azienda produttrice qualche inquietudine la fa sorgere. Non sarà che, per esempio, abbia turbato il sonno di Pfizer la recente decisione dell'Ema di approfondire, invece di liquidare con la solita non correlazione, la questione delle troppo frequenti segnalazioni di irregolarità del ciclo mestruale nelle donne vaccinate e dell'incidenza dei vaccini sulla fertilità.
Inoltre, tra i rischi elencati nel rapporto viene compresa anche “la diffusione di ulteriori informazioni che riguardano la qualità e la sicurezza di dati preclinici e clinici, che possano emergere a seguito di audit e ispezioni”. Anche in tal caso, considerato che di tale rischio la Pfizer non aveva mai parlato nei rapporti precedenti, sorge il dubbio che le paure derivino dalla recente decisione del giudice del Texas che ha imposto alla FDA, l’ente regolatore statunitense, di rendere pubbliche 55.000 pagine al mese della documentazione dei trial clinici del vaccino, mentre prima di tale sentenza la Pfizer aveva provocatoriamente chiesto 55 anni di tempo per la loro pubblicazione.
Leggendo quindi il rapporto si ricava la strana impressione di una sorta di complottismo al contrario o di auto-complottismo, dove è la stessa azienda a paventare la possibilità che venga fuori che il vaccino spacciato come sicuro ed efficace a milioni di persone, sia stato testato con procedure scorrette e improprie, sia meno efficace di quanto è stato fatto credere e sia insicuro e pericoloso per gli effetti avversi.
Ma non è comunque questa la paura più grande manifestata da Pfizer, in quanto la preoccupazione che più inquieta l'azienda, scritta a chiare lettere nel rapporto è “La possibilità che il Covid19 si attenuerà nella sua gravità e diffusione oppure sparisca del tutto”, ovvero il timore di perdere l'enorme affare e la fonte del grande business fino ad oggi realizzato. La sensazione allora, con la ormai imminente ritirata della variante Omicron, è che quelli di Pfizer attendano con ansia l'arrivo di nuove varianti e che se non dovessero arrivare se le andranno a cercare loro stessi, magari ribattezzando in greco antico il prossimo raffreddore invernale. Ugo Antani
