MusicalMENTE * QUARANT'ANNI DI "BACK IN BLACK"
E’ la notte del 18 febbraio 1980, il cantante della band Bon Scott si reca nel locale londinese “Music Machine” dove partecipa ad un binge drinking, ma gli eccessi e le solenni bevute di alcol con l’amico Alistair Kinnear gli fanno perdere i sensi, tanto che Kinnear lo lascia riposare durante la notte sul sedile anteriore lato passeggero della sua Renault 5, parcheggiata al numero 67 di Overhill Road in East Dulwich.
La mattina dopo Scott viene trasportato in gravi condizioni al King’s College Hospital, dove viene dichiarato morto dal suo medico personale per intossicazione acuta da alcol e classificata come “morte accidentale”.
Sembrava la fine di tutto e invece era solo l'inizio.
Il mitico album “Back in Black” uno dei dischi più venduti nella storia della musica con 50 milioni di copie vendute, secondo in numero di vendite solo a “Thriller” di Michael Jackson, collocato al numero 77 nella classifica dei 500 migliori album della storia dalla rivista “Rolling Stone”, inizia a nascere proprio quella tragica notte.
Di lì a poco, infatti, Angus Young, dopo avere reclutato come nuova voce solista il cantante di origini italiane Brian Johnson con il suo inconfondibile gilet smanicato e la sua coppola sulla testa, decide di portare a termine i brani già iniziati con Bon Scott.
I fratelli Young si occupano di comporre la musica, mentre Brian Johnson scrive i testi delle canzoni, la registrazione avviene alle isole Bahamas in mezzo a continue tempeste tropicali e problemi tecnici a non finire, ma niente a quel punto li avrebbe fermati, l’album per l’amico perduto doveva essere portato a termine e doveva rappresentare un omaggio alla sua memoria e il mezzo per scaricare ed esplodere in musica tutta la loro rabbia e il loro dolore.
Il 25 luglio 1980 esce quindi “Back in Black” con copertina totalmente nera scelta in segno di lutto per la scomparsa prematura dell’amico, con la sola aggiunta di un contorno grigio intorno alle lettere del logo AC/DC suggerita dalla casa discografica “Atlantic Records” alla quale lo sfondo completamente listato a lutto era apparso troppo lugubre e funereo.
L’album ovviamente non può che iniziare con i rintocchi di una campana a morto che dà l’incipit al primo pezzo della lista, il classico “Hells Bells”.
Il disco contiene alcune delle canzoni più celebri degli AC/DC, a partire da “Hells Bells”, passando per “Shoot to Thrill“, “You Shook Me All Night Long“, fino alla title track “Back in Black” il cui riff è divenuto talmente famoso che viene ormai insegnato sin dalle prime lezioni di chitarra in tutte le scuole di musica.
L’album, che era destinato nei suoi intenti creativi ai soli appassionati del genere, ha finito per oltrepassare i confini dell’hard rock e del metal, dando diffusione e popolarità ad un genere musicale che altrimenti sarebbe rimasto solo nella sua nicchia.
Per celebrare i 40 anni dall’uscita dell’album gli AC/DC hanno lanciato su Youtube una docu-serie dal titolo “The Story Of Back In Black” che racconta proprio la storia dell’album, l’origine e la nascita di ogni singolo brano, e raccoglie anche gustosi e inediti retroscena, backstage ed esibizioni live della band.
Quell’omaggio e quel ricordo dell’amico Scott, da rabbiosa esplosione di suoni e di rauche e graffianti melodie divampanti dalle corde di Brian Johnson, è divenuto uno dei più grandi monumenti della cultura musicale contemporanea.
Ugo Antani
