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LA RESA DEI CONTI

Non poteva non lasciare strascichi pesanti la sonora sconfitta elettorale del Movimento 5Stelle che, pur consolandosi con la vittoria del sì al referendum, ha registrato una emorragia di voti che pare ormai incontenibile e irreversibile, tanto da far esplodere Alessandro Di Battista che l’ha bollata come «la più grande sconfitta del Movimento».

Il Movimento quindi si avvicina agli Stati Generali nel caos più totale e, soprattutto, in un clima da “tutti contro tutti” dove piovono accuse reciproche, tutti fuggono, e nessuno vuole attribuirsi le responsabilità per il tracollo.

L’idea di quanto siano in confusione i pentastellati l’ha data lo stesso capo politico Vito Crimi il quale ha convocato un’assemblea con tutti i deputati e i senatori, annunciando tuttavia che non sarebbe stato presente, salvo poi ripensarci, a quanto pare, qualche giorno dopo.

Gli stracci però volano dappertutto; sono partiti ieri otto procedimenti disciplinari per i "ribelli" del referendum, ovvero quei parlamentari che hanno votato no al taglio, nonchè per una trentina di morosi nella restituzione degli stipendi.

Davide Casaleggio, in particolare, ha inviato una mail agli iscritti lamentando che molti eletti non rispettano l’impegno di restituire una parte dello stipendio e che per tale motivo si trova costretto a ridurre i servizi della piattaforma Rousseau.

Tre dei deputati morosi e non in regola con le restituzioni si sono autosospesi dal Movimento, Fabio Berardini, Carlo Ugo De Girolamo e Paolo Romano, ma nel farlo hanno accusato Davide Casaleggio di “un attacco vergognoso”.

Tra i morosi accusati da Casaleggio c’è anche l’ineffabile Paola Taverna la quale ha immediatamente reagito con un video su Facebook in cui ha rivendicato la propria innocenza, dicendosi vittima di una persecuzione mediatica e affermando: “credo che nessuno debba essere al di sopra delle regole ed è altrettanto importante che nessuno possa anche solo pensarlo”.

Parole queste che tuttavia stridono clamorosamente con quanto emerso proprio oggi e reso noto dal Corriere della Sera, ovvero l’accusa rivolta alla Taverna di essersi incassata l’indennità di funzione (circa 40 mila euro) e di non averla poi versata al fondo creato dal Movimento.

Così facendo la senatrice Taverna ha violato ben due regole interne del Movimento; primo perché ha incassato quelle somme (pur avendovi a suo tempo rinunciato) e secondo perché invece di versarle all’apposito fondo le ha destinate (in parte) alla Protezione Civile.

Qualcuno ricorderà che nel mese di marzo 2018 proprio la senatrice Taverna, seguendo l’esempio di Roberto Fico, aveva annunciato orgogliosamente la rinuncia all’indennità di funzione, mentre invece oggi viene fuori che quella indennità le viene ancora accreditata e, anzi, è stata la stessa Taverna ad ammettere di aver chiesto al Senato la restituzione degli arretrati dell'indennità di funzione, nonostante vi avesse rinunciato.

Stucchevole la risposta fornita dalla Taverna la quale ha dichiarato “superata l'emergenza Covid, tornerò a rinunciare al benefit”, suscitando le reazioni decisamente contrariate dei suoi colleghi di partito che sono giunti a chiederne la sospensione e perfino l’espulsione, censurandone il comportamento “fai da te” del tutto contrario ai principi e alle regole del Movimento.

Come si vede, la resa dei conti (che non tornano) è iniziata, e la sensazione è che questo sia soltanto l’inizio; il Movimento più che avvicinarsi agli Stati Generali si avvicina alla sua definitiva disgregazione e scomparsa e come il Titanic viaggia sempre più spedito verso l’affondamento e l’inevitabile destino di ritornare esattamente da dove era venuto, ovvero nel nulla.

Ugo Antani





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