LA NOTTE DEI LUNGHI COLTELLI
E’ terminata quasi alle due di notte l’infuocata assemblea dei 5Stelle nella quale si doveva trovare una soluzione condivisa per presentarsi all’appuntamento del voto in Parlamento il 9 dicembre sulla riforma del Mes con una linea compatta in grado di assicurare al governo Conte i numeri per evitare di andare sotto e innescare una crisi di governo.
Alla fine però la soluzione non è stata trovata e, anzi, la spaccatura è perfino peggiorata.
I frondisti erano 17 senatori e 52 parlamentari, ovvero quelli che mercoledì hanno scritto a Vito Crimi per annunciare che il 9 non avrebbero votato le Comunicazioni di Conte sulla riforma del Mes.
Terminata l’assemblea i frondisti sono addirittura aumentati e se ne sono aggiunti altri sette: “Voteremo contro” hanno detto in modo molto chiaro.
A nulla è servito l’appello di Di Maio: “Non potete portare Conte sul patibolo. Chi voterà contro questa Risoluzione voterà contro di lui, contro il governo e contro lo sblocco dei fondi del Recovery Fund”.
Il portavoce del movimento Crimi e il ministro Bonafede hanno rincarato la dose: “E’ da irresponsabili pensare di mettere in difficoltà il governo in questo momento”.
Di certo non ha giovato alla coesione l’intervento di Beppe Grillo il quale ha fatto sapere che “Il Mes è uno strumento inutile e vecchio sotto tutti i punti di vista”.
E’ intervenuto anche l’ex ministro Toninelli il quale ha sottolineato che: "Il nostro obiettivo deve essere quello di non far cadere il governo e di non far morire il M5s e la soluzione sta nel non far spezzare la corda. Dobbiamo fare in modo che Conte ottenga un congelamento, una sospensione temporale della riforma".
Di Maio ha chiuso l’assemblea affermando "Non ho paura del voto ma di perdere Conte". Io non ho paura di tornare al voto. Il problema è che perdiamo Conte, se diamo il fianco a questa cosa qui, diamo fianco a quella parte delle forze politiche che vuole cambiare il presidente del Consiglio". Cerchiamo di non spezzare la corda perché a giocare con il fuoco possiamo farci male, perché ci sono altri che stanno bleffando”.
Ma l’ira dei ribelli non si è placata affatto: "Questo è fascismo" ha tuonato la deputata Manuela Corda, tra i firmatari della lettera anti-Mes.
Critico anche il collega Francesco Forciniti, altro firmatario della missiva: "A Bonafede e Di Maio avete dato mezz'ora senza contraddittorio per fare comizi, a noi non ci fate nemmeno parlare, allora non ve la voto, ciao".
Durante la riunione ci sarebbero stati anche momenti di tensione e battibecchi: Bianca Laura Granato ha contestato che "I primi tre che sono intervenuti (Crimi, Bonafede e Di Maio) avrebbero dovuto chiedere scusa, hanno agito senza mandato parlamentare e contro il programma del Movimento", provocando a quel punto la reazione stizzita di Crimi: "Questo intervento non lo tollerò, è ingiurioso".
Frontale e senza mezze parole l’affondo di Elio Lannutti il quale rivolto ai colleghi ha affermato: «Se cade il governo? Non m’importa nulla»
Molto duro anche il ministro Bonafede: “la lettera anti-Mes dei parlamentari 5 Stelle è stata un grave errore, con questo metodo diventa impossibile lavorare e diventa complicato governare".
Insomma, un vero psicodramma, un clima da tutti contro tutti dove una soluzione non pare neppure lontanamente raggiungibile, in quanto è evidente che, giunti a questo punto di non ritorno, nel Movimento 5Stelle non comanda più nessuno e quello che dovrebbe fungere da guida spirituale, ovvero Beppe Grillo, getta benzina sul fuoco cavalcando perfino il dissenso che è l’anticamera della irreversibile e definitiva dissoluzione del Movimento.
Ugo Antani
