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L'ESERCITO DELLE TRE SCIMMIE BONAFEDE TRAVAGLIO SCANZI



Le famose tre scimmie “non vedo – non sento – non parlo” fanno parte dell'immaginario collettivo, ma non tutti conoscono i loro nomi.

Queste tre simpatiche scimmie, oltre alla emblematica iconografia, esprimono il principio e il proverbio giapponese del "non vedere il male, non sentire il male, non parlare del male.

I loro nomi sono "Mizaru", “scimmia che non vede il male”, "Kikazaru", “scimmia che non sente il male” e "Iwazaru", “scimmia che non parla del male”.

Questa immagine assai evocativa, se adattata al caso in ebollizione delle intercettazioni che hanno coinvolto il Giudice Palamara e tutto il contesto della Magistratura nostrana e i suoi marchettari rapporti con il giornalismo e la politica, rende simbolicamente conto di come il motto delle tre scimmie possa incarnarsi perfettamente in un trio di personaggi all'uopo ben assortiti.

Il ministro Bonafede e' chiaramente Mizaru la scimmia che si copre gli occhi e che non vede il male. Le intercettazioni sono sconvolgenti non tanto e non solo per i risvolti penali ma soprattutto per l'immagine assai poco edificante che ci regalano sull'ambiente tutto della Magistratura, sulla completa snaturazione del Csm, sul mercato delle nomine e degli incarichi, sui centri di potere in capo alle correnti e ai loro rappresentanti di vertice e, non da ultimo, sugli intrecci con la politica (ma questa non è una novità) e con il mondo del giornalismo e dei giornalisti di cui esce fuori un quadro di squallido asservimento alle Procure e ai Pubblici Ministeri e di rassegnata abdicazione dalla propria missione di imparziali cronisti delle vicende giudiziarie.

Le conseguenze non possono che essere di portata devastante per gli organi di autogoverno della Magistratura e si sono infatti concretizzate nella implosione pressoché immediata e inevitabile dell'Associazione Nazionale Magistrati.

Ma in tutto ciò c'è un Ministro della Giustizia che, come già accaduto nel caso Di Matteo e in occasione delle rivolte e devastazioni nelle carceri e delle scarcerazioni dei mafiosi (tutti a forte rischio Covid 19 a causa della mancanza di distanziamento sociale in cercere), si copre gli occhi, non vede il male, e come la scimmia Mizaru non c'era e se c'era dormiva (salvo svegliarsi quando qualcuno più furbo di lui ha minacciato di fargli saltare la poltrona e di restituirlo al suo ruolo naturale di Dj Fofo').

Marco Travaglio invece è la scimmia Iwazaru la scimmia che si copre la bocca e non parla del male.

Eppure siamo in presenza di un esemplare (di giornalista non di scimmia) che del parlare (anche e spesso a sproposito), di intercettazioni, di reati, di retroscena intrisi dell'odore polveroso delle stanze delle Procure italiane ne ha fatto non solo un'insana abitudine ma un vero connotato della sua cifra di cronista prima e di opinionista tuttologo dopo, quintali di inchiostro riversati e di parole spese per tracciare il profilo criminogeno dei malcapitati politici di turno beccati nelle intercettazioni a commettere i peggiori reati e perfino a copulare di notte nientemeno che con le loro mogli.

Oggi invece di fronte ad un boccone così invitante servito quasi su un piatto d'argento, di fronte ad una sorta di calcio di rigore a porta vuota per un fuoriclasse dell'intrigo giudiziario come lui, cosa fa Travaglio? fa la scimmia Iwazaru, si copre la bocca per non parlare, divaga e minimizza, glissa, sorvola e, ancora peggio, indirizza già le sue repentine conclusioni su "il fatto non costituisce reato" per passare a parlare d'altro, possibilmente della grandi capacità di statista di Giuseppe Conte che ha salvato il Paese dal disastro post bellico del Coronavirus

Ultimo, ma non per importanza visto che nessuno in Italia, a parte Chiara Ferragni, può vantare un numero di followers sui social superiore al suo, ecco Andrea Scanzi la scimmia Kikazaru quella che si tappa le orecchie per non sentire.

È vero che Scanzi, detto anche il Forrest Gump della Valdichiana, è abituato da rocker qual'è all'uso delle cuffie musicali che lo isolano spesso dal mondo esterno, ma in tal caso a, quanto pare, deve ancora non essersi scollegato.

Anche il Nostro Scanzi, tra una diretta social, un'apparizione televisiva da casa sua e cioè dagli studi di Otto e Mezzo dove ha piantato le tende ai piedi dello sgabello della Gruber, e un post immancabile rifilatoci circa ogni mezz'ora sulla sue ipertrofiche pagine Facebook e Instagram, è stato anche sollecitato a darci la sua opinione sulla vicenda, ma ad oggi non sente, sordo al richiamo e allo sconquasso che la stessa sta provocando, prosegue imperterrito come se nulla fosse ad ascoltare la sua musica tra un bicchiere di vino e un insulto lanciato qua e là nei momenti di pausa a qualche politico tipo Salvini (volendo citarne volutamente chi scrive uno a caso) .

Il proverbio giapponese delle tre scimmie, secondo i bene informati in materia, si presta a due diversi piani di interpretazione: per alcuni si tratta di un invito a non concentrarsi su ciò che è negativo ma elevarsi a vedere, sentire e dire ciò che di bello illumina la vita, mentre per altri invece esso è la metafora dell'ipocrisia umana, e nel nostro caso, per citare Corrado Guzzanti, tra le due "è la seconda che hai detto".

Ugo Antani


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