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L'ARTIGLIERIA DELLE FAKE NEWS

L’artiglieria pesante è tornata in campo, dopo una breve tregua causata da una pandemia che stenta ormai a sopravvivere, quale occasione migliore di una guerra per rispolverare i pezzi più pregiati dall’armeria della disinformazione e delle fake news.

Nel giro di soli due giorni di guerra, infatti, gli spietati cecchini del falso hanno già messo a segno dei colpi niente male e sono pronti a contendersi l’ambito premio finale il “Mentana d’oro”.

La fake più clamorosa, che ha avuto più divulgazione e condivisione, è sicuramente quella del carro armato russo che sulle strade di Kiev investe e schiaccia volutamente un’autovettura di passaggio uccidendo il povero automobilista.

Il video ha fatto il giro del mondo e soprattutto in Italia è diventato virale, lo hanno condiviso praticamente tutti, compresi politici, giornalisti, opinionisti, virologi e guitti da circo vari, con un coro unanime di indignazione: “orrore, assassini, russi disumani, il male assoluto”.

Nessuno invece che vedendo quel carro armato che scorrazzava in perfetta solitudine e indisturbato sulle strade di Kiev e senza che i russi fossero ancora entrati a Kiev, si sia fatto venire qualche dubbio e abbia verificato la notizia.

Sta di fatto che, come riportato anche dai media ucraini, il carro che ha investito l’autovettura non è un carro armato russo bensì un carro contraereo ucraino 9k35 Strela-10 destinato principalmente alla difesa contro minacce a bassa quota di elicotteri e aerei e, tra l’altro, gli ucraini lo avevano anche presentato nel mese di maggio nel corso di una parata militare a Kiev.

Non è stato, quindi, un carro armato russo ad investire l’autovettura bensì un carro ucraino e visionando il video si vede perfettamente che si è trattato di un semplice incidente in quanto si nota che il carro è fuori traiettoria e già fuori controllo prima ancora di incrociare l’autovettura; peraltro, l’automobilista non è affatto morto ma è uscito quasi illeso.

Ma non è finita, perché i cecchini del fake mica mollano facilmente.

Per cercare di difendere la bufala sono arrivati a sostenere che effettivamente il carro armato era ucraino ma nell’occasione era guidato da soldati russi travestiti da ucraini o addirittura che era stato dirottato dagli hacker russi; dalla fantasia alla fantascienza.

Ad ogni modo, la mitraglia delle fake news era partita alla grande già il giorno prima con il Tg2 che aveva mandato in onda in esclusiva le immagini devastanti di “una pioggia di missili” su Kiev; qualcuno però, forse qualche ragazzino più sveglio di quelli della redazione del Tg2, si è subito accorto che in realtà la presunta cascata di missili altro non era che lo spezzone del videogioco “War Thunder”, una roba questa davvero degna del miglior Enrico Mentana mentre commenta l’assalto a Capitol Hill lanciando le immagini del film “Project X” con la scena di un presunto rivoltoso che incendia la città con un enorme lanciafiamme.

Più o meno simile, quanto a livello di ridicolaggine, è stata la fake lanciata lo stesso giorno da Mediaset nel corso della trasmissione “Mattino Cinque” quando è stato proposto un video scoop con le immagini delle prime devastanti esplosioni causate dalle bombe russe; in realtà si è immediatamente scoperto che i falsificatori hanno utilizzato un video che circola in rete dal 2015 e che non c’entra nulla con la guerra in Ucraina, trattandosi di una esplosione avvenuta in Cina a Tianjin.

Pessima, infine, anche la figura rimediata da “HuffPost Italia” che ha lanciato la notizia "Le mamme di Kiev mettono gli adesivi con il gruppo sanguigno sui vestiti dei loro figli, dopo il terrificante discorso di Putin", accompagnandola con una fotografia di mamme ucraine in lacrime.

Anche in tal caso è bastata una piccola ricerca per scoprire che quella fotografia non ritrae affatto mamme ucraine, bensì ritrae, all’esatto opposto, le madri di Donetsk che nel 2015 dopo la battaglia di Debaltsevo piangono per i combattenti caduti per difendere il Donbass dai battaglioni ucraini durante l’offensiva nelle repubbliche di Donetsk e Lugansk; peraltro bastava guardare la foto per avvedersi che sul giubbino di una di esse vi è lo stemma della bandiera russa.

Come si vede, i professionisti della disinformazione e delle fake architettate ad arte sono davvero in grande forma e in grande spolvero, e d’altronde non poteva essere diversamente dopo due anni di psico-pandemia, ovvero dopo due anni di allenamenti e addestramenti condotti ad altissimi livelli.

Ugo Antani




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