I MIGLIORI DANNI DELLA NOSTRA VITA
Era il 12 marzo quando il Premier Conte e il Ministro Gualtieri annunciando il primo decreto per arginare gli effetti economici del Covid-19, promettevano solennemente: “Nessuno perderà il lavoro a causa del Coronavirus”.
Il successivo 6 aprile il Governo approvava il provvedimento per erogare liquidità alle imprese, e il Premier, a reti unificate, annunciava con altrettanta solennità "Abbiamo appena approvato il decreto liquidità per le imprese, è una vera potenza di fuoco”; “io non ricordo un intervento così poderoso nella storia della nostra Repubblica per il finanziamento alle imprese”; "il decreto offrirà una garanzia perché i prestiti avvengano in modo celere e spedito", ben 400 miliardi di euro alle nostre imprese, 200 per il mercato interno, altri 200 per potenziare il mercato dell'export”.
Ebbene, sono passati quattro mesi dai salvifici e solenni annunci e oggi sono arrivati i primi numeri e i primi risultati della grande potenza di fuoco messa in campo.
Infatti, oggi Roberto Monducci, Direttore del Dipartimento per la produzione statistica dell'Istat, in audizione al Senato, ha riferito che il mercato del lavoro in Italia ha segnato "tre mesi consecutivi di cadute congiunturali", e "un calo del mercato del lavoro di circa 500.000 occupati dall'inizio della pandemia", ovvero 500.000 lavoratori hanno perduto il loro posto di lavoro.
Lo stesso Monducci, citando i dati a disposizione, ha aggiunto che "oltre un terzo delle imprese" ha denunciato fattori economici ed organizzativi che mettono a rischio la sopravvivenza, rilevando un rischio per la sostenibilità dell'attività da qui a fine anno"; “la prospettiva di chiusura delle aziende è determinata dall'elevata caduta di fatturato (oltre il 50% in meno sul 2019) che ha riguardato il 74% delle imprese”.
Tradotto in parole povere, un terzo delle nostre imprese da qui a fine anno è destinata a chiudere i battenti.
Ma non è finita.
L'obiettivo del Governo di contenere a -8% l'impatto dello shock della pandemia sul Pil 2020 si è rivelato fallito in base agli indicatori economici della Corte dei Conti, e con alta probabilità “la Nadef dovrà prevedere un aggiustamento peggiorativo delle principali grandezze, con una ulteriore riduzione della crescita nominale del Pil, probabilmente superiore ad un punto percentuale”.
Insomma, alla prima resa dei conti, possiamo dire che alle belle parole non sono seguiti per niente i fatti e che, quindi, visti i danni procurati, l’annuncio “nessuno perderà il posto di lavoro a causa del Coronavirus” deve essere rimodulato in un molto più semplice “nessuno perderà la poltrona a causa del Coronavirus” mentre la “grande potenza di fuoco” per le imprese deve essere degradata a piccolo fuocherello spentosi con il primo vento d’estate.
Ugo Antani
