DI MAIO IN PEGGIO
E’ vero che passare dal fare lo steward distribuendo bibite allo stadio a fare il Ministro degli Esteri occupando la carica che è stata tra gli altri di De Gasperi, Nenni, Moro, Saragat (per citarne alcuni), implica un livello di difficoltà estremo, ma le gaffe e le uscite a dir poco infelici di Giggino l’Africano hanno raggiunto un numero tale da poterle raccogliere in una divertente collezione.
La casistica è ampia e spazia un po' in tutte le materie, dall’italiano, alla grammatica, alla storia alla geografia e perfino alla scienza, e la pagella reca una sequela di gravi insufficienze.
In un post del settembre 2016 Di Maio ha attaccato Matteo Renzi, accusandolo di avere occupato con arroganza la cosa pubblica, “come ai tempi di Pinochet in Venezuela”, confondendo clamorosamente il Venezuela con il Cile.
Non meglio è andata con la Cina quando nel novembre 2018 a Shangai Di Maio è scivolato sul nome del presidente cinese Xi Jinping ribattezzato per ben due volte il «presidente Ping», che più o meno è come se venisse in Italia un ministro cinese e chiamasse il premier Giuseppe Conte “Peppino”.
Intervenendo a Carta Bianca su Raitre, Di Maio è riuscito a sbagliare sia il nome che la professione del noto sociologo e scrittore di Repubblica Luciano Gallino, scomparso nel 2015, chiamandolo lo “psicologo Gallini”.
Altra gaffe allorquando ha incontrato a Villa Madama il segretario di stato americano Mike Pompeo e nel ringraziarlo pubblicamente lo ha ribattezzato “il segretario Ross Pompeo”
Matita blu anche nei compiti di storia, come quando nel febbraio 2019 ha esaltato la Francia come popolo amico con la sua “tradizione democratica millenaria”, ignorando che fino alla Rivoluzione francese del 1789 la Francia è stata una monarchia assoluta.
Anche in geografia ha dimostrato di non essersi applicato molto negli studi.
Nel corso di un intervento pubblico ha definito la Russia come "un Paese del Mediterraneo"; nel corso di una visita in Puglia a colloquio con presidente della Regione Emiliano gli ha chiesto: “per Matera che state facendo?”, dimenticandosi che Matera si trova in Basilicata; sul palco di un evento a Canosa di Puglia, ha esordito chiamando il comune "Canosa di Bari" (che non esiste).
Stesse scivolate anche all’estero, come quando si è recato in Slovenia, informando i suoi fan con un post accompagnato da una foto della città di Lubiana; la stessa cosa ha fatto tre giorni dopo quando è atterrato in Grecia ma la foto che lo ritraeva atterrare in Grecia era la stessa di Lubiana.
Parlando durante la trasmissione di Retequattro ‘Dalla vostra parte’ ha difeso il viaggio in sudamerica della sindaca Virginia Raggi “mica è andata in Brasile a farsi una vacanza”; peccato però che la Raggi si trovasse a Città del Messico e non in Brasile.
Non va affatto meglio con l’italiano e la grammatica e, in particolare, con i congiuntivi.
Nel gennaio 2017 è riuscito a sbagliare per ben tre volte di seguito l’uso del congiuntivo in alcuni messaggi sui social: dapprima ha scritto “Se c’è il rischio che soggetti spiano massime istituzioni dello Stato”; poi la modifica: “Se c’è rischio che massime istituzioni dello Stato venissero spiate”; poi la terza versione: “Se c’è il rischio che due soggetti spiassero le massime istituzioni dello Stato”.
Il 12 febbraio scorso, durante un incontro all’estero, parlando pubblicamente, ha pronunciato ‘coronavirus’ all’inglese (“coronavairus”), benché stesse parlando in italiano; è come se uno nel voler dire ad esempio “domani mi sposo” dicesse “tomorrow mi sposo”.
Anche in scienze il rendimento è stato pessimo.
Parlando a Sky ha spiegato come funziona l’app. “Immuni” affermando “Serve a permettere a un cittadino di avere una segnalazione nel caso in cui stia per entrare a contatto con un positivo”; in realtà come noto, l’applicazione ha la funzione di avvisare gli utenti registrati che sono entrati a contatto nei giorni precedenti con una persona che soltanto a posteriori si è rivelata contagiata, anche perché la logica vuole che l’app non può fare di certo previsioni e avere doti divinatorie.
Durante un intervento nella trasmissione Presa Diretta ha affermato “L’acqua è quello di cui noi siamo costituiti per oltre il 90%”, esagerando un po' nella quantificazione visto che la percentuale di acqua nel corpo umano si aggira intorno al 60%.
Voto pessimo anche in storia dell’arte.
Parlando su Rai 3 ha affermato “Taranto non ha musei degni della Magna Grecia”, scatenando la reazione indignata della Direttrice del museo archeologico di Taranto, che gli ha fatto notare che il Museo Archeologico Nazionale di Taranto è il museo archeologico più importante della Magna Grecia.
Anche sulle vicende più propriamente politiche la casistica è molto ampia.
Nel 2016 sulla propria pagina Facebook, parlando di lobby ha inserito tra le varie lobby anche quella “dei malati di cancro”, lobby che ovviamente non esiste e anche qualora esistesse sarebbe l’unica di cui nessuno vorrebbe mai fare parte.
Parlando in un video della questione vitalizi dei parlamentari ha citato come esempio quello del deputato Luca Boneschi, reo di percepire il vitalizio anche se è stato deputato solo per un giorno, trascurando però il piccolo particolare che Boneschi in realtà era morto nel 2016 e che quindi non poteva ovviamente percepire alcuna pensione.
Prendendo spunto da una dichiarazione del Procuratore di Messina Ardita, Di Maio ha affermato che “l'Italia ha importato dalla Romania il 40% dei loro criminali”, mentre invece la percentuale citata da Ardita riguardava soltanto il numero dei mandati di cattura europei verso cittadini romeni (di cui il 40% proveniva dall’Italia).
Parlando dell’emergenza rifiuti a Roma, Di Maio, in preda a qualche allucinazione, ha citato “tre impianti in via di costruzione” per lo smaltimento dei rifiuti, per essere poi immediatamente smentito dallo stesso movimento 5Stelle che ha dovuto ufficialmente precisare che i tre impianti non esistevano e non sono mai esistiti.
Sulla sua bacheca Facebook ha pubblicato un post dove di fianco alla nuova card per l’accredito del Reddito di Cittadinanza, ha messo in bella vista la frase “chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo” attribuendola ad Albert Einstein; peccato che la frase in questione è appartenuta prima a Confucio e poi allo scrittore George Bernard Shaw.
Memorabile poi la gaffe in diretta televisiva all’Aeroporto di Fiumicino quando la conduttrice del programma lo ha invitato a far distanziare le persone assembrate che si trovavano dietro di lui e Di Maio ha riposto piccato “ci sono almeno 5-6 metri tra me e loro, se vuole, misuriamo”, senza riuscire a comprendere che il problema riguardava l’assembramento alle sue spalle e non la sua distanza dagli altri.
La carrellata, in realtà, potrebbe ancora continuare, ma la possiamo aggiornare alle prossime puntate.
In fondo però diciamo che, nonostante le sue gaffe, Di Maio lo possiamo benissimo perdonare, perché non si può non perdonare colui che in Italia ha abolito la povertà, anche se poi si è scordato di avvertire il diretto interessato ovvero la povertà.
Ugo Antani
