Il Decreto Sostegni e il "Gioco delle tre carte"
Aggiornamento: 20 mar 2021
Come al solito e com’era purtroppo prevedibile, all’annuncio trionfale non segue mai nulla di buono.
Era accaduto con Conte e la musica è la stessa anche con Draghi.
La svolta annunciata (per chi ci aveva creduto) era stata quella di calcolare l’ammontare dei ristori sulla base delle perdite dell’intero anno 2020 e non su una o su qualche mensilità.
Allorquando era circolata qualche settimana fa la prima bozza del decreto che prevedeva di calcolare i ristori parametrandoli solo due mesi dell’anno 2020 rispetto agli stessi due mesi dell’anno precedente, il Ministero dello Sviluppo Economico, di fronte al malumore delle categorie produttive, aveva immediatamente rassicurato che si trattava di una ipotesi fuori dalla realtà e che il calcolo sarebbe stato effettuato su base annua in modo da ristorare le perdite protrattesi per tutto il 2020.
Il sottosegretario all’Economia Claudio Durigon ci aveva tenuto a precisare che “gli aiuti alle imprese in difficoltà a causa del Covid saranno anno su anno e non dunque confrontando due bimestri (gennaio-febbraio 2019 con gennaio-febbraio 2021)”.
I soliti proclami illusori e irrealizzabili.
Infatti, oggi il decreto è stato presentato nella sua versione definitiva e ovviamente di ristori calcolati tenendo conto delle perdite annuali non vi è la minima traccia.
Per renderlo però più presentabile si sono inventati un vero “gioco delle tre carte”, ricorrendo all’artificio matematico della “perdita media mensile”.
Peccato, tuttavia, che la “perdita media mensile” è sempre e comunque la perdita di un solo mese, anche se presentata così crea l’illusione che si tenga conto delle perdite dell’intero anno.
Il contributo, in particolare, viene riconosciuto ai soggetti titolari di partita Iva con ricavi o compensi non superiori a 10 milioni di euro nel 2019, ed esso spetta se l’ammontare medio mensile del fatturato nell'anno 2020 si stato inferiore ad almeno il 30% dell’ammontare medio mensile del fatturato dell'anno 2019.
L'ammontare del contributo è determinato applicando una percentuale sulla differenza tra l’ammontare medio mensile del fatturato dell’anno 2020 e l’ammontare medio mensile del fatturato dell’anno 2019.
La suddetta percentuale è pari:
al 60% per i soggetti con ricavi e compensi non superiori a 100 mila euro
al 50% per i soggetti con ricavi e compensi superiori a 100 mila euro e inferiori a 400 mila euro
al 40% per i soggetti con ricavi e compensi superiori a 400 mila euro e inferiori a 1 milione di euro
al 30% per i soggetti con ricavi e compensi superiori a 1 milione di euro e fino a 5 milioni di euro
al 20 % per i soggetti con ricavi e compensi superiori a 5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro
Un esempio di calcolo per rendere l’idea di cosa si sta parlando.
Se un’impresa nel 2019 ha fatturato 120.000 euro ha avuto un fatturato medio mensile di 10.000 euro. Se la stessa impresa nel 2020 ha fatturato 30.000 mila euro, ha avuto un fatturato medio mensile di 2.500 euro.
La differenza tra l’ammontare medio mensile del 2019 e quello del 2020 è quindi di 7.500 euro.
Pertanto, l’ammontare del contributo sarà pari al 60% di 7.500 euro, ovvero sarà pari a 4.500 euro.
Ciò significa che rispetto ad una perdita nel 2020 di ben 90.000 euro, il sostegno che sarà riconosciuto sarà di soli 4.500 euro, ovvero il 5% della perdita totale subita, e avanzando negli scaglioni di fatturato la percentuale di ristoro si abbassa ancora di più fino ad arrivare ad un misero 1,5%.
Praticamente giusto i soldi per pagare il commercialista per incaricarlo di portare i libri contabili in tribunale.
Ugo Antani
