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CHE LA PACE NON SIA CON TE

Mentre noi dalle nostre parti, tra un gol e un altro, ci accapigliamo per le genuflessioni dei calciatori, nello stesso momento in tante parti del mondo decine di persone vengono uccise e perseguitate senza avere alcuna colpa. E’ la strage continua e silenziosa dei cristiani nel mondo, persone innocenti che non conoscono alcuna pace, una mattanza che si protrae nella indifferenza generale delle istituzioni e dei media, senza che nessuno pensi di inginocchiarsi, senza movimenti o striscioni arcobaleno, senza disegni di legge che pensino di includere tra le varie fobie da combattere e reprimere (omofobia, bifobia, transfobia, migrantifobia) quella che ogni giorno miete il numero più alto di vittime, la cristianofobia. Sulla base del rapporto riportato nella World Watch List 2021 di Open Doors/Porte Aperte sono oltre 340 milioni i cristiani che nel 2020 hanno conosciuto un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della loro fede, 80 milioni in più del 2019. Nel 2020 sono stati uccisi 4.761 cristiani (13 al giorno) contro i 2.983 del 2019. Un dato superiore anche ai 4.305 del 2018. L’anno scorso sono stati attaccati o chiusi 4.488 chiese ed edifici connessi, 4.277 cristiani sono stati arrestati senza processo e incarcerati, 1.710 rapiti. I primi sei paesi dove la persecuzione cristiana è più alta sono: Corea del Nord, al primo posto dal 2002, Afghanistan, Somalia, Libia, Pakistan ed Eritrea. Seguono Yemen, Iran, Nigeria e India. La Cina è salita al 17esimo posto dal 23esimo a causa delle nuove restrizioni di matrice comunista che hanno ulteriormente limitato la libertà religiosa dei cristiani cinesi. I principali moventi della persecuzione sono l’estremismo islamico, specie nell’Africa Subsahariana, la repressione ideologica di governi autoritari o totalitari in Iran, Eritrea, Cina e Corea del Nord, l’operato di governi nazionalisti in India e Turchia, l’antagonismo etnico e tribale. Tra le situazioni più gravi e drammatiche ci sono i continui attentati di Boko Haram e Iswap in Nigeria e Camerun, l’insorgere di nuovi movimenti terroristici in Mozambico e Burkina Faso, i campi di lavoro nordcoreani dove sono detenuti ancora tra i 50 mila e i 70 mila cristiani, gli attacchi sempre più frequenti in India dei nazionalisti indù, i rapimenti e le conversioni forzate di giovani donne in Pakistan e il controllo sempre più ossessivo delle attività religiose in Cina. La persecuzione religiosa dei cristiani è la più diffusa e sanguinaria del mondo, ma malgrado questo il martirio quotidiano continua a passare praticamente inosservato, non interessa a nessuno, e negli stessi paesi dove la persecuzione è perpetrata essa non viene affatto condannata e anzi spesso viene anche alimentata. I numeri sono agghiaccianti e sono praticamente equivalenti a quelli di una guerra mondiale o di una pandemia, ma purtroppo parlare di cristianofobia e di discriminazione verso i cristiani non è di moda, non indigna, non scuote le coscienze, non alimenta movimenti di piazza, molto più importante e doveroso parlare invece di statue da abbattere, di film da censurare, del colore della pelle dei calciatori, dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, di identità sessuali non binarie e perfino del sesso degli angeli.

Ugo Antani



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