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AI PIEDI DEL SULTANO

Non c’è posto per nessuno sul trono del sultano. Egli, il sultano, al massimo può concedervi una seduta di fortuna posta ai suoi piedi ma solo se siete uomini, mentre se siete donne e non indossate neppure il velo islamico la sedia ve la dovete portare da casa.

Potrebbe sembrare una semplice questione di forma, di banale protocollo, ma nel caso del sultano non è così, in questo caso la forma è sostanza.

Eppure la minuta Ursula rappresenta l’Unione Europea e considerato che il sultano mira a farvi ingresso avrebbe dovuto lui, semmai, chiedere il permesso alla Ursula di sedersi al suo fianco, ma niente da fare, il sultano è l’unico che riesce a tenere sotto scacco l’Unione Europa e i suoi colonnelli senza neppure farne parte.

Sì perché ormai da qualche tempo il sultano riesce a fare praticamente quello che vuole senza un batter di ciglio da parte dell’Unione Europea e, anzi, dall’Unione Europea l’aspirante califfo riesce anche ad ottenere appoggi da più parti e perfino a farsi finanziare lautamente con i denari dei cittadini europei, con una strategia che più che ad un ricatto somiglia molto di più ad una vera e propria estorsione aggravata e continuata.

Se la sedia negata alla Ursula investe più la forma, la sostanza invece si computa in miliardi di euro, quei miliardi che l’Unione Europa sin dallo scellerato negoziato con la Commissione Europea del 2016 continua ad elargire alla Turchia del sultano sotto la minaccia di quest’ultimo di aprire i confini alla moltitudine (circa 4 milioni) di profughi siriani rifugiati in Turchia e di favorire il loro disastroso esodo verso i paesi europei attraverso la rotta balcanica.

E la minaccia, si sa, è molto seria e concreta essendo noto che il sultano ha già saputo organizzare con destrezza il passaggio di numerosi gruppi di terroristi in Siria diretti a incrementare le truppe di guerriglia dei tagliagole dell'Isis nel tentativo (tuttora in corso d’opera) di abbattere il presidente Assad.

Se poi la negazione della sedia appare un problema, forse allora ci di dimentica delle negazioni ben più gravi che il sultano ha imposto ai suoi sudditi nel suo disegno di creare una sorta di mini-califfato nazionalista ispirato al radicalismo islamico, riportando il medioevo alle porte dell’Europa.

Dopo il fallito golpe del 2016 gli avversari politici più pericolosi sono stati incarcerati; la magistratura è stata messa sotto controllo con il licenziamento di migliaia di giudici considerati ostili e numerose università sono state chiuse con l’epurazione degli studiosi avversi al regime.

Praticamente cancellata poi la libertà di stampa con l’arresto di più di 300 giornalisti, la chiusura di centinaia di radio e siti web, l’arresto o la destituzione di decine di sindaci. Attualmente in Turchia ci sono oltre 50.000 persone detenute per attività non violente di dissenso politico.

Proprio qualche giorno fa, prima dell’episodio della Ursula lasciata in piedi, il sultano ha disposto l’uscita dalla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne, privando le donne, in tal caso nella sostanza, dei diritti e delle tutele che quella Convenzione intende garantire alle stesse sia in piedi che da sedute.

La sedia negata ha fatto sì che dall’Europa qualcuno ha provato ad alzare timidamente un ditino verso il sultano dandogli del birichino o più bonariamente dello sgarbato, mentre nessuno ha mai alzato la voce fino ad oggi sui movimenti bellici che la Turchia compie un giorno sì a l’altro pure in varie parti del mediterraneo con un’aggressività che in altri tempi e con altri protagonisti avrebbe già da tempo innescato l’invio delle truppe cammellate dei caschi blu dell’Onu; dalla Siria, alla Libia, all’Armenia, al Kurdistan, passando per le piattaforme energetiche nel Mar Egeo con le continue violazioni dei diritti di Grecia e Cipro e gli sconfinamenti nei loro mari alla ricerca di gas naturale.

Ma il sultano se ne infischia di offrire una comoda sedia alla Ursula così come se ne infischia dei diritti religiosi e della libertà religiosa e procede, nella indifferenza generale, a cancellare del tutto ogni traccia di cristianità, come dimostrato dalla storica e estremamente simbolica decisione di riconvertire la basilica-museo di Santa Sofia ad edificio di culto per i musulmani, mettendo in chiaro che non esiste alcuna possibilità di convivenza tra fede cristiana e fede musulmana.

Di fronte a tutto ciò, dalle parti nostre si sta a guardare ma poi ci si indigna per una sedia negata allorquando è andata anche bene visto che il sultano avrebbe potuto vietare l’ingresso alla Ursula al suo cospetto in quanto donna o imporle di coprirsi con il velo islamico.

D’altronde non possiamo lamentarci se solo si pensa che ad essere sottomessi al sultano e ai nemici della cristianità noi ci siamo allenati bene, con esempi come la Boldrini in velo islamico in moschea, ovvero con addosso il peggiore simbolo della sottomissione delle donne, e con il nostro Bergoglio inginocchiato a baciare i piedi ai leader islamici dopo che proprio lo stesso sultano Erdogan lo aveva apostrofato come “l’uomo che distorce la realtà”, proprio lui poi, Bergoglio, che non si inginocchia mai neppure davanti all’Eucarestia e che rifiuta di farsi baciare l’anello per “motivi di igiene”.

Nel contempo ancora adesso c’è qualcuno che si ostina a favorire e a richiedere l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, trascurando però che di questo passo se oggi ci è mancata l’ospitalità di una seduta tra qualche tempo potrebbe venirci a mancare molto più di una semplice sedia.

Ugo Antani



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